La città di Lanciano nel XVIII secolo

La città di Lanciano al tempo di Fedele Fenaroli: contesto generale, situazione sociale e attività musicali


Sommario: Il contributo fornisce un quadro, generale e informativo, relativo allo stato politico ed economico degli Abruzzi. Si tratta di utili informazioni per delineare anche in ambito musicale e artistico i cambiamenti del territorio in quel periodo. La città di Lanciano, analogamente ad altri centri (Sulmona, Atri, Vasto, Chieti, L’Aquila), e a fronte dell’influenza dei due grandi stati, Chiesa e Regno di Napoli, abbina il proseguimento di una tradizione autonomistica multicentrica, tipica dei secoli precedenti. A essa fa da contrasto una limitata e recente capacità di intessere relazioni con centri vicini oppure che dipendono da identiche classi egemoni, con evidenti conseguenze anche sul livello della produzione musicale.

Parole Chiave: Francesco Antonio Fenaroli, Fedele Fenaroli, Lanciano, Atri, Azioni sacre, Cappella Musicale di Lanciano, Arciconfraternita della Morte ed Orazione di Lanciano, Famiglia Avalos marchesi del Vasto, catasto onciario, classi sociali, istituzioni musicali, musicisti, Chieti, libretti di azioni sacre, domini farnesiani, L’Aquila, Accademia dell’Arcadia, Gesuiti, Scolopi.

Cattedrale Madonna del Ponte al tempo di fedele Fenaroli

Gli Abruzzi nel Settecento e le specificità delle principali città

Un elemento utile per capire alcune vicende storiche, legate a territori che da secoli risultano culturalmente attivi, è l’inquadramento delle storie cittadine all’interno di un contesto più ampio. È opportuno delineare un quadro generale delle attività musicali di quella regione cerniera che ancora si chiamava Abruzzi, e che includeva anche l’attuale Molise e alcuni territori in seguito passati alla provincia di Rieti.

Naturalmente si tratta di un tentativo di ricostruzione parziale, poiché le notizie che si hanno sono scarse e frammentarie. Sulla base di questi dati,  parziali e certamente più dettagliati per la realtà della costa piuttosto che per l’interno, possiamo introdurre qualche elemento che caratterizza la vita musicale abruzzese del Settecento.

Innanzitutto è da evidenziare il dominio assoluto della tradizione napoletana e la presenza e attività di compositori che a essa facevano riferimento. In secondo luogo, un aiuto alla diffusione di tale tradizione musicale proveniva anche dalle relazioni tra territori e cittadine al di là dei confini amministrativi, ma legati tra loro da altri fattori. È il caso di Ortona, Penne, Campli, tutte appartenenti ai domini farnesiani1.

Certamente le città protagoniste delle attività musicali, o comunque attive su questo fronte, sono quelle che emergono storicamente e che, in una regione policentrica, hanno costituito un costante punto di riferimento. Riporta Nicola Palma che il filosofo ed economista Nicola Codronchi (1751-1818), consigliere delle finanze invitato dal re Ferdinando IV a riferire del suo viaggio in Abruzzo, avrebbe detto di aver trovato: «Chieti ricca, Aquila bella, Teramo dotta»2. Giudizio che corrisponde a una realtà che fa perno su queste tre città anche dal punto di vista artistico e musicale. 

La Teramo di Melchiorre Delfico

Teramo fu certamente la zona di maggiore vivacità culturale del tempo e lo dimostrano anche i rapporti dei suoi intellettuali con l’Illuminismo napoletano. Ricordiamo la ben nota figura di Melchiorre Delfico (1744-1835), tra  le personalità più significative nel panorama nazionale dell’Illuminismo italiano accanto al lancianese Pasquale Liberatore (1763-1842) e all’aquilano Giacinto Dragonetti (1738-1818).

La di città de L’Aquila

Per L’Aquila non abbiamo molti elementi di valutazione in relazione alle attività culturali e musicali cittadine. Sappiamo che già nel 1500 esistevano le accademie (quella dei Fortunati fondata, pare, nel 1566, quella dei Velati nel 1598); mentre dal 1642 era attivo il Teatro San Salvatore. Dell’Aquila parla anche Benedetto Croce nel volume sulla storia dei teatri di Napoli3.

Chieti settecentesca

Su Chieti, legata da rapporti di natura sia amministrativa che politica con Lanciano, abbiamo invece più informazioni. Nel 1720 viene fondata, nell’antica Teate, la Colonia Tegea dell’Accademia dell’Arcadia, sviluppatasi intorno alla figura del marchese Federico Valignani. Estremamente significativa è l’azione di raccordo tra esponenti dell’intellighenzia napoletana, che passa per l’opera del marchese Romualdo de Sterlich (1712-1788), amico e corrispondente di Antonio Genovesi (1713-1769); a queste si raccordano altre figure di spicco: Antonio Nolli (1754-1830), Giuseppe Nicola Durini (1765-1845) e Niccola Nicolini (1772-1857). Ma non è solo grazie a pochi intellettuali locali che si creano le occasioni della cultura e dell’arte.

Nel 1769 a Chieti venne istituita la Scuola Regia, dopo la soppressione di quella gesuitica. E continuarono a prosperare per tutto il secolo, oltre al seminario diocesano e le scuole tenute nei conventi dei Domenicani, anche quelle degli ordini degli Scolopi e dei Gesuiti. A ciò si dovrebbero aggiungere le attività delle confraternite laicali di fondazione seicentesca che ancora in tempi moderni, seppur in maniera residuale, continuano ad operare. La Chieti settecentesca, costituita da una popolazione di poco superiore ai novemila abitanti, curava regolarmente attività culturali che si concentravano anzitutto per il Carnevale e le feste patronali. Le cronache dell’epoca fanno menzione non solo di molte accademie e dibattiti di teologia e morale organizzati nei conventi e in occasione di feste religiose e Quaresime, ma anche di spettacoli teatrali e concerti. Venivano rappresentate opere buffe in musica cui partecipò lo stesso de Sterlich, ma soprattutto erano famosi i festeggiamenti per il patrono San Giustino (12 maggio), che richiamavano grandi compositori e interpreti di fama. È noto, ad esempio, che nel 1778 e nel 1779, Pietro Nardini (1722-1793), all’epoca noto compositore e violinista toscano, fu ospite del marchese teatino4.

I libretti delle azioni sacre, rivelatori del potere locale

Un utile mezzo per identificare le personalità di rilievo della Chieti del tempo è costituito dai libretti di azioni sacre, fonti cruciali nella ricerca. A parte le dediche ai santi, alle istituzioni religiose o al re, troviamo citati in essi  una quantità davvero significativa di personaggi5. Francesco Saverio Bassi, arcivescovo e conte di Chieti; Francesco Brancia, arcivescovo e conte di Chieti; suor Emilia Buscitti; Faustina Caffarelli dei duchi di Assergio, duchessa Valignani; Giuseppe Capano, marchese di Milano e barone di Mianello; Vincenzo Capece, arcivescovo e conte di Chieti; Romolo Cavaselce de’ principi longobardi; Vincenzo Codagnone, uditore nel Regio Tribunale di Chieti; Carlo Cesare d’Avalos, duca di Celenza; Maria Teresa d’Avalos, duchessa di Celenza; Ippolita Celaja y Caviedes de la Vega, duchessa di Canosa, marchesa di Torricella Montemoresco, S. Giusta e Pescocorutico, baronessa di Giuliano e S. Silvestro; Lelio Celaya y Caviedes de Larieni, duca di Canosa, marchese di Torricella Montemoresco, S. Giusto e Pescocorutico, barone di Giuliano e S. Silvestro; abate Melchiorre Delfico; Michele de Palma, arcivescovo e conte di Chieti; Antonio De Palma; marchese Romualdo de Sterlich; marchese Tommaso de Torres, preside e governatore dell’armi nella provincia di Apruzzo Citra; Sanchez De Luna, arcivescovo e conte di Chieti; Maria Rosa Paternò-Valignani, baronessa di Miglianico; Alessandro Valignani della Compagnia di Gesù; Filippo Valignani, arcivescovo e conte di Chieti; barone Francescantonio Valignani; Giuseppe Valignani, duca di Vacri e molti altri. Ai libretti dovremmo peraltro aggiungere le dediche che comparivano sui componimenti poetici pubblicati, ad esempio, da Fra Bernardo Maria da Lanciano (Bernardo Valera), predicatore in Chieti, e Raimondo Di Sangro, principe di Sansevero. Ma dal punto di vista dell’individuazione dell’intellighenzia teatina sono più significativi i nomi degli autori dei testi poetici dei componimenti e dei libretti6. Dato assolutamente non secondario, andrebbe ricordato che Chieti nel XVIII secolo è protagonista assoluta di attività teatrali a carattere religioso, patrocinate dagli ordini dei Gesuiti e degli Scolopi7.

Rimane evidente la mancanza in regione di una città-stato capace di assurgere a capitale del territorio, conteso storicamente tra L’Aquila e Chieti. E ciò nonostante, l’Abruzzo non era terra di barbari, come ricorda lo stesso De Sterlich in una lettera allo storico toscano Giovanni Lami (1697-1770):

Venite, venite, che troverete camini di marmo guarniti di ‘trumò’ e di statue di porcellana; il fumo non vi guasterà gli occhi. Troverete degli orinali di cristallo per pisciare, e rami finissimi per cucinare. Avrete tovagliuoli di Fiandra damascati. Non vi mancherà un agiatissimo letto, e mangerete in argento e in porcellana, come mangiano tutti i galantuomini, e se porterete molte monete d’oro, troverete chi le prenda per quel che valgono, senza farle saggiare dall’orefice8.

Economia, istituzioni e società di Lanciano tra il XVI e il XVIII secolo

Partendo dallo studio dei libretti e di altre fonti archivistiche possiamo ipotizzare la ricostruzione a Lanciano di un simile scenario sociale9. Di fondamentale importanza è il ruolo della città nelle vicende storiche territoriali del XVIII secolo, come illustrato ne Il regno di Napoli in prospettiva dell’abate e storico Giovan Battista Pacichelli (1641-1695), 1703. Le illustrazioni contenute nel celebre volume riguardanti l’Abruzzo sono le seguenti. Abruzzo Citra: Chieti, Lanciano, Ortona, Sulmona, Civita Borrella, Scanno. Abruzzo Ultra: L’Aquila, Atri, Campli, Penne, Teramo. Lanciano era ritenuta tra le cittadine più significative del comprensorio. Nel 1515 venne eretta la diocesi di Lanciano, divenuta nel 1562 sede arcivescovile. Notizia vissuta con grande rincrescimento della diocesi di Chieti, che pretendeva di estendere la sua giurisdizione anche sulla vicina città frentana, in quanto sede di arcivescovado e caposaldo di uno dei tre contadi (insieme a Penne e Teramo), nella suddivisione dell’Abruzzo operata sin dal tempo dei Normanni. Tra gli arcivescovi eccellenti non possiamo non ricordare Leonardo Marini (Chio, 1509 –Roma, 11 giugno 1573) che ebbe un ruolo significativo anche nel Concilio tridentino. Nel 1735 i Frati Scolopi fondano l’edificio delle Scuole Pie; mentre tra gli intellettuali della città spicca il nome di Antonio Ludovico Antinori (L’Aquila, 1704 – ivi, 1778), storico e corrispondente del Muratori, arcivescovo di Lanciano (1745-1753), poi di Acerenza (1754-1758) e infine di Matera (1754-1757). Significativo è il Catasto Onciario del 1747 dal quale emergono i seguenti dati sulla popolazione: 95 sacerdoti, 20 clerici, 8 parrocchie, 49 tra chiese e luoghi pii, 12 dottori fisici, 8 speziali, 11 avvocati, 7 giudici a contratti, 6 notai, 3 mastri d’atti, 1 agrimensore, 60 studenti, 22 giovani soldati, 29 commercianti, 11 merciai, 6 mercanti, 12 negozianti. Tra i 458 operai «qualificati» sono compresi anche i musicisti: 1 Maestro di Cappella (Domenico Antonio Rotellini), 2 violini (Basilio Rotellini e Francesco Curcilli) e infine 1 oboe (Bernardino Savino). Nel 1796 la popolazione contava 11.600 abitanti.

Sede di “Sottointendenza”, Lanciano aveva da sempre nei rappresentanti delle professioni e dei mestieri la sua risorsa fondamentale, vista anche l’assenza quasi totale di nobiltà locale. Lanciano era stata città fondamentale nel sistema fieristico del regno10. Una prerogativa che aveva segnato in positivo la storia della città per secoli, anche dopo la crisi economica che porterà la Regia Corte a vendere la medesima il 1° agosto 1640 al duca di Castro, Alessandro Pallavicino, per recuperare i 56.600 ducati da questi prestati all’esercito spagnolo. Proprietà passata poi il 14 ottobre 1646 per 56.400 ducati a Ferdinando Francesco d’Avalos, marchese del Vasto: segno della definitiva perdita della demanialità ed epilogo a una antica autonomia, oltre che causa di contenziosi nei tribunali del Regno per molti anni11.

Musicisti e maestri attivi nel Settecento in regione e a Lanciano: il significativo studio di Raffaele Tiboni

La ricostruzione dell’ambiente musicale del secolo XVIII non è affatto agevole. Per quanto riguarda l’Abruzzo, non sono molti i titoli relativi a cataloghi e inventari che ci consentano di ricostruire una panoramica su quanto ancora si conserva12. Oltre a studi biografici e monografie su singoli compositori, completano il quadro le voci di dizionari ed enciclopedie, nonché lavori di bibliografia abruzzese13. A livello generale emerge una scarsezza di fonti musicali dirette per il XVIII secolo, con delle vistose lacune anche per quei territori e istituzioni di primissimo piano, come nel caso di Chieti e del fondo della cattedrale di S. Giustino. Troppi sono i vuoti, soprattutto in relazione agli studi generali esistenti e allo sviluppo complessivo della cultura del tempo. Ci dobbiamo accontentare quindi di fonti primarie che ci segnalano composizioni eseguite al tempo, di cui però non rimane più traccia. Da questo punto di vista si rivelano essenziali i libretti delle azioni sacre e delle cantate. Soprattutto avvalendoci di queste fonti abbiamo deciso di delineare un quadro generale, anche per la diffusione abbastanza omogenea delle  raccolte di libretti sopravvissute, e conservate perlopiù nelle biblioteche della regione14.Ci siamo in particolare riferiti ad un lavoro estremamente interessante mai pubblicato: un dettagliato studio sui libretti abruzzesi, divisi per luoghi e stampatori, realizzato da Raffaele Tiboni bibliotecario della Biblioteca Provinciale di Pescara15. Esso rappresenta un punto di riferimento significativo perché Tiboni, sulla base di un riscontro diretto dei libretti, ha redatto oltre 400 schede e collazionato le fonti esistenti con gli studi precedenti, aggiungendovi delle note. Peraltro lo studioso nel saggio del 1939, Cantate e drammi sacri in Abruzzo, dà conto sia del numero dei drammi sacri, sia del fatto che le sue ricerche furono condotte essenzialmente nella Biblioteca Provinciale di Chieti. 

I libretti costituiscono quindi fonte privilegiata e ci restituiscono dettagli su personaggi, date e circostanze che difficilmente troveremmo nelle stesse eventuali partiture superstiti. Consapevoli quindi della incompletezza ma anche dell’accuratezza dei dati, tentiamo una sintesi. Estraendo le sole notizie relative al XVIII secolo del Tiboni (186), e confrontandole con altre provenienti da consimili lavori e saggi di varia natura16, abbiamo individuato 286 notizie complessive. Suddividendole in base ai luoghi otteniamo un quadro della distribuzione geografica, degli anni e del numero delle opere che riportiamo di seguito:

Atri (1713-1797), 16; Campli (1752-1748), 4; Chieti (1714-1799), 112; Citta Sant’Angelo (1731-1763), 13; Civitella del Tronto (1755-1760), 2; Francavilla al Mare (1759), 1; Lanciano (1714-1791), 19; L’Aquila (1722-1790), 11; Leonessa (1750), 1; Loreto Aprutino (1759-1793), 5; Montorio al Vomano  (1745-1762), 3; Ortona a Mare (1703-1776), 12; Ortona dei Marsi (1757), 1; Penne (1729-1755), 19; Pescara (1774-1763), 2; Pianella (1746-1759), 5; Popoli (1760), 2; Ripa teatina (1776), 1; San Valentino in Abruzzo Citeriore (1717), 1; Sulmona (1730-1789), 9; Teramo (1730-1797), 15; Vasto  (1759-1760), 2.

Di particolare interesse l’elenco dei nomi dei compositori e delle relative origini17

Abruzzo: Amici Angelo Maria o De Amicis, Angeletti Brunone, Canci Alfonso, De Ludovicis Guglielmo De Romanis Antonio, Dorazzi Nicolò, Fenaroli Francesco Antonio (Lanciano, 1692 – ivi, 1738), Fenaroli Fedele (Lanciano, 1730 – Napoli, 1818), Muzzini Tarquinio, Pastore Francesco, Petrini Antonio, Pignatari Crescenzo, Portiglia Raimondo, Rotellini Domenico Antonio, Sallecchia Saverio (Chieti, 1708 – ivi, 1788), Spano Francesco, Terroni  o Terrore Francesco, Valenti Angelantonio, Ventura Giuseppe (Ancona o Chieti, 18 sec. –  1756 post); 

Regno di Napoli (Abruzzo escluso): Anfossi Pasquale (Taggia, 1727 – Roma, 1797), Chiapparelli Saverio, Cordella Mariano (Napoli ?), De Majo Gianfrancesco (Napoli, 1732 – ivi, 1770), Errichelli Pasquale (Napoli, 1730 – Sulmona, 1801), Gizzj Geremia, Guglielmi Pietro (Massa, 1728Roma, 1804), Leo Leonardo (SanVito dei Normanni, 1694 – Napoli, 1744), Mancini Francesco (Napoli, 1672 – ivi, 1737), Petrilli Romoaldo, Tritto Giacomo (Altamura, 1733 – Napoli,  1824) (Chieti, 1795); Ventura Gabriele (?, [18 sec.] – 1791 post), Vignola Giuseppe (Napoli, 1662 – ivi,  1712):

Stato della Chiesa: Borghi Giovan Battista (Macerata, 1738 – Loreto, 1796), Franceschi Antonio (Ancona, 1752 ? –  1808 post), Passeri Angelo, Ricci Francesco, Torrecchia Domenico; Granducato di Toscana: Brunetti Antonio (1767 ? – post 1845).  Regno di Sardegna: Galeazzi Francesco (Torino, 1758 – Ascoli, 1819), Vallaperti Giuseppe (Melzo, 1756 – 1814).  Spagna: Curcilli y Gonzales Francesco Muzi y Vignola Nicola (Madrid ?), 

Le istituzioni musicali cittadine e il rapporto con Venezia

Le più significative tradizioni musicali frentane vanno ricondotte al periodo rinascimentale. Dalla metà del XVI secolo era attiva la Cappella Musicale, retta fino agli anni trenta del Seicento dalla famiglia Sabino.

Per tutto il Cinquecento l’arte organaria era stata segnata dalla presenza di questa dinastia che comprendeva numerosi componenti dediti oltre che alla costruzione di organi, anche alla pratica organistica e alla composizione18. Bisogna rimarcare che in quel periodo Lanciano aveva solidi legami con Venezia. Anche se rimane irrisolta la questione se i Sabino fossero di origine veneta, lo stesso organaro Camillo si definiva venetus probabilmente per la filiazione diretta da quella della scuola di organaria.

Certamente i contatti con la Repubblica erano stati frequenti anche per Ippolito Sabino, le cui opere erano state stampate da editori veneti. Che la Serenissima e i suoi domini fossero un punto di riferimento sicuro è ipotesi confermata anche dalle vicende parallele del pittore di scuola tizianesca Polidoro da Lanciano (Lanciano, 1510 ca. – Venezia, 1565) che si trasferì nella città lagunare da giovanissimo e dove condusse la sua importante attività di pittore, solo recentemente rivalutata.

Dal 1608 era attiva, oltre alla Cappella Musicale della cattedrale, anche l’Arciconfraternita Morte e Orazione S. Filippo Neri, nata come confraternita dei nobili. Nel 1761 è attestata un’attività teatrale poiché con un contratto di locazione si costruisce un teatro in un fondaco della città. Nel 1785-86 l’Indice de’ teatrali spettacoli annovera a Lanciano l’unico teatro in Abruzzo oltre all’Aquila. Nel 1793 l’organaro Giovanni Gennari di Rovigo si trasferisce a Lanciano, la cui attività, grazie agli eredi, verrà condotta fino ai primi del Novecento19.

Antica stampa di Lanciano- Enciclopedia Fenaroli


Fonti e note al testo

Bibliografia

1. Per un quadro della situazione di Ortona nel Settecento, cfr. Nicola Iubatti, Un feudatario illuminato nella metà del ‘700 in Studi sul ‘700 abruzzese, Editrice Itinerari, Lanciano, 1986, pp. 261-270.

2. Cfr. Nicola Palma, Storia della città e diocesi di Teramo, Teramo, Tercas, vol. VIII, pp. 246-249.

3. Cfr. Benedetto Croce, I Teatri di Napoli. Secolo XV-XVIII, Luigi Pierro, Napoli, 1891, pp. 716-719.

4. Cfr. Umberto Russo, Studi sul Settecento in Abruzzo, Marino Solfanelli editore, Chieti, 1990, pp. 108-113.

5. I titoli sono riproposti così come espressi sulle fonti librettistiche.

6. Cfr. Fenaroli e le attività musicali a Lanciano e in Abruzzo nel Settecento. Un tentativo di ricostruzione attraverso i libretti in Fedele Fenaroli. Il didatta e il compositore a cura di  Gianfranco Miscia, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 2011, pp. 75-120.

7. Cfr. Mario Zuccarini, Il teatro di Chieti dalle origini ai nostri giorni, M. Zappacosta, Chieti, 1976.

8. Lettera citata in Umberto Russo, Studi sul Settecento in Abruzzo, Marino Solfanelli editore, Chieti, 1990, p. 98.

9. Per la storiografia locale e in relazione alle vicende musicali possiamo citare tra i testi relativamente recenti: Florindo Carabba, Lanciano un profilo storico. Dalle origini al 1860, Banca Popolare di Lanciano e Sulmona, Lanciano, 1995. Florindo Carabba, Lanciano un profilo storico. Dal 1860 al 1945, Carabba editore, Lanciano 2000. Corrado Marciani, Scritti di Storia, Rocco Carabba, Lanciano, 1974. Gianfranco Miscia, Istituzioni Musicali e musicisti a Lanciano tra XVIII e XX secolo, Rivista Abruzzese, Lanciano, 1999 (Quaderni della Rivista Abruzzese, 29). Antonio Piovano, Immagini e fatti dell’arte musicale in Abruzzo, Didattica Costantini, Pescara, 1980. Regesti Marciani: fondi del notariato e del decurionato di area frentana (sec. XVI-XIX), 11 voll., a cura di Corrado Marciani, L.U. Japadre, L’Aquila, 1987. Walter Tortoreto, L’attività del teatro in Abruzzo tra Sei e Settecento: le cappelle musicali e il melodramma in La letteratura drammatica in Abruzzo. Dal Medioevo sacro all’eredità dannunziana. atti del convegno (Chieti, 13-15 dicembre 1994) a cura di Gianni Oliva e Vito Moretti, Bulzoni editore, Roma, 1995.

10. Cfr. il saggio della Bulgarelli Lukacs nel volume Fedele Fenaroli. Il didatta e il compositore a cura di Gianfranco Miscia, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 2011 (Strumenti della ricerca musicale, collana della Società Italiana di Musicologia, 16), pp. 315.

11. Cfr. Florindo Carabba –Giovanni Nativio, Lanciano, in L’Abruzzo dall’Umanesimo all’età Barocca, Ediars, Pescara, 2002, pp. 609-622.

12. Per un approfondimento rinviamo a Fenaroli e le attività musicali a Lanciano e in Abruzzo nel Settecento. Un tentativo di ricostruzione attraverso i libretti in Fedele Fenaroli. Il didatta e il compositore a cura di  Gianfranco Miscia, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 2011, pp. 75-120.

13. Per un panorama sulla bibliografia musicale abruzzese, cfr. Gianfranco Miscia, Guido M. Gatti e i pionieri della musicologia in Abruzzo, in Lo ‘sguardo lieto’ di Guido M. Gatti sul Novecento musicale. Atti del convegno (Chieti, 26-28 maggio 2004), Loffredo Editore, Napoli, 2007, pp. 229-246.

14. Cfr. Anna Maria Ioannoni Fiore –Carla Ortolani, Azioni sacre e cantate nel fondo della Biblioteca ‘M. Delfico’ di Teramo. Contributo per una definizione della produzione librettistica sacra dei secoli XVIII e XIX, in La letteratura drammatica in Abruzzo dal medioevo sacro all’eredità dannunziana. Atti del convegno (Chieti, 13-15 dicembre 1994), a cura di Gianni Oliva – Vito Moretti, Bulzoni, Roma, 1995, pp. 413-431.

15. Raffaele Tiboni è stato attivo ai tempi di Giorgio De Gregori, Soprintendente Bibliografico d’Abruzzo e Molise dal 1952 al 1960. Ha operato nel periodo prima della Seconda Guerra Mondiale e poi dagli anni ’50. Il dattiloscritto è conservato nella Biblioteca dell’Istituto Nazionale Tostiano di Ortona.

16. I dati sono ricavati dai seguenti testi: Giuseppe Maria Bellini, La musica sacra in Lanciano, Tipografia Tommasini, Lanciano [1903]; Cantori Maestri Organisti della Cappella Musicale di Loreto nei secoli XVII-XIX: note d’archivio, a cura di Floriano Grimaldi, Ente Rassegne Musicali N. S. di Loreto, Loreto, 1982; Luigi De Cecco, Elenco dei maestri di musica ed organisti della Cappella musicale della Cappella della Santa Casa del Ponte, dattiloscritto conservato nell’ASDL; Marco Della Sciucca, Il Settecento musicale abruzzese; Tommaso Rosario Grilli, Una pagina di storia musicale abruzzese, «La Tribuna», 21 maggio 1938; Anna Maria Ioannoni Fiore – Carla Ortolani, Libretti e testi di azioni sacre; Corrado Marciani, Scritti di Storia, Rocco Carabba, Lanciano, 1974; Valter Matticoli, Mattia Cipollone Fra Cristoforo da Lanciano. Compositore e critico abruzzese dell’Ottocento, Carabba, Lanciano, 2005; Miscia, I patrimoni musicali; Miscia, Il fondo musicale della Biblioteca Diocesana di Ortona; Piovano, Immagini e fatti dell’arte musicale in Abruzzo, Didattica Costantini, Pescara, 1980; Regesti Marciani: fondi del notariato e del decurionato di area frentana (sec. XVI-XIX), a cura di Corrado Marciani, 11 voll., e indici (1 vol.) a cura di Michele Scioli, L.U. Japadre poi Colacchi, L’Aquila, 1987-2008. Particolarmente i vol. I, II e VII; Luigi Renzetti, Il santuario di nostra donna del ponte e i vescovi ed arcivescovi della città di Lanciano, Tipografia F. Tommasini, Lanciano, 1887; Filippo Sargiacomo, Origine, progresso, e completamento del Duomo di Lanciano e dei Ponti sopra cui esso travasi eretto, 1875, manoscritto di proprietà della famiglia Sargiacomo di Lanciano; Filippo Sargiacomo, Cenno storico progressivo del tempio di Maria SS. Del Ponte in Lanciano, «Rivista Abruzzese», XLII/4 1989, pp. 338-349; Zuccarini, Drammi sacri. In particolare per la città di Lanciano e per i compositori che vi hanno operato sono stati consultati anche: Archivio Diocesano di Lanciano, Fondo della Santa Casa del Ponte, Cappella musicale, b. V-G/5 n.1; Biblioteca Comunale di Lanciano, Fondo della biblioteca del convento dei cappuccini: Poesie varie; Vari drammi.

17. Altri dettagli sono contenuti nel volume citato Fenaroli e le attività musicali a Lanciano e in Abruzzo nel Settecento.  Un tentativo di ricostruzione attraverso i libretti.

18. Per quanto riguarda i Sabino la prima fonte è Corrado Marciani con gli articoli Organari lancianesi nel 1500 e il madrigalista Ippolito Sabino, in «Rivista Abruzzese» XXI/3 1968, pp. 66-85, e Antichi organari abruzzesi, «Rivista Abruzzese» XXV/2 1972, pp. 113-126.

19. Per le vicende relative all’organaria di Lanciano, cfr. Gianfranco Miscia –Marco Tiella, Organ building in the Abruzzo, and the activity of the Gennari family of organ builder, «The Organ Yearbook», XXX, 2001, pp. 41-73.

Bibliografia consigliata

  1. Siegfried Gmeinwieser, Fenaroli, Fedele | Grove Music (oxfordmusiconline.com)
  2. Gianfranco Miscia, Fedele Fenaroli il didatta e il compositore – LIM

Immagini e inserti:

Immagine di testa: Particolare della mappa cartografica dell’Abruzzo Ulteriore e Citeriore. Venezia, Fabio Magini, 1620.

Immagini: 1. Cattedrale Madonna del Ponte di Lanciano; 2. Stampa ritraente la città di Lanciano, 1600

Autori e collaboratori:

Autore: Gianfranco Miscia

Revisori: Matteo di Cintio; Massimo Salcito.

Ultimo aggiornamento:

1 Gennaio 2022

Ipertetesti utili:

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