Gli Oratori di Fedele Fenaroli

Gli oratori: le composizioni sacre perdute del musicista frentano


Sommario: Forniamo un quadro generale delle opere Oratorio di Fedele Fenaroli: L’arca del Giordano, Ester, Abigaille e La Sconfitta degli Assiri. Attraverso un’analisi delle fonti storiche e musicologiche dell’epoca, emergono dettagli fondamentali sulla complessa interazione tra il compositore, i committenti ecclesiastici e i mecenati civili, evidenziando le dinamiche sociali e culturali dell’epoca. Viene esaminata la distinzione tra oratorio, dramma liturgico e azione sacra, con un focus sulle caratteristiche distintive di ciascuna forma compositiva e il loro impatto sulla pratica musicale e religiosa del periodo. Inoltre, si affronta la sfida della documentazione frammentaria, che ostacola la comprensione e la classificazione dell’opera di Fenaroli, svelando le complesse stratificazioni storiche e metodologiche che caratterizzano lo studio di questo importante musicista del Settecento.

Parole Chiave: Oratorio; Dramma Liturgico; Azione sacra, L’arca del Giordano, Ester, Abigaille e La Sconfitta degli Assiri.

La grande fama del compositore e didatta Fedele Fenaroli (1730-1818) durante la sua vita è il risultato di due principali fattori: la vasta produzione didattica e quella altrettanto cospicua delle composizioni sacre e liturgiche.

La logica conseguenza del metodo pratico dei “Partimenti“, conforme alle regole didattiche della Scuola Napoletana, rendeva gli esercizi di composizione un pratico e usuale strumento creativo ed estetico, adattabile alle necessità degli studenti.

Le composizioni legate all’ambito sacro e liturgico nascevano invece da precise committenze esterne o erano parte essenziale dei contratti stabiliti dal Maestro con il Conservatorio. Fenaroli, in qualità di Maestro di Composizione, era tenuto a realizzare un certo numero di brani sacri ogni anno, utili sia per il calendario liturgico e celebrativo cattolico sia per cerimonie pubbliche legate alle ricorrenze e agli eventi della famiglia reale.

Una sezione a parte nella ponderosa produzione fenaroliana è rappresentata dagli oratori e dalle azioni sacre, generalmente commissionate da istituzioni ecclesiastiche per occasioni eccezionali e finanziate da personaggi di spicco, sia della Chiesa che civili.

In particolari contesti extra liturgici, gli oratori risultavano particolarmente adatti, unendo l’argomentazione sacra a obiettivi specifici, come encomiastici, politici o celebrativi. Fenaroli dimostra in queste opere di essere non solo attento ai gusti della società dell’epoca, ma anche capace di tessere una fitta rete di relazioni e contatti istituzionali, utili alla promozione e alla diffusione delle proprie opere in diverse località.

La perdita dei manoscritti originali e del relativo materiale documentario

Risulta evidente, anche alla luce delle moderne metodologie della ricerca musicologica, che il caso di Fedele Fenaroli rappresenti un unicum, in quanto a livello di problematiche relative alla schedatura, alla cronologia ed infine alla catalogazione delle fonti musicali. Sin dalla prima generazione di studenti diretti del Fenaroli, risultò infatti evidente una notevole frammentarietà dei documenti musicali, raramente autografati, quasi sempre privi di datazione, frutto spesso dell’intervento di molti copisti, a cui si aggiungeva la conseguente presenza in diverse decine di località italiane, per non parlare di quelle d’Oltralpe. In effetti, che un compositore e un didatta estremamente organizzato come Fenaroli non abbia lasciato informazioni relative ad una personale ed organica sistematizzazione del proprio corpus musicale, stupisce a dir poco: è uno dei tanti misteri che ancora circondano la figura del musicista frentano. Il problema è particolarmente evidente nel caso degli oratori e delle azioni sacre, che, in quanto commissionate, erano di fatto teoricamente di proprietà dell’istituzione a cui faceva riferimento l’incarico. Ma del resto, sono proprio le numerose repliche documentate almeno nel caso di uno degli oratori, “La sconfitta degli Assiri”, a far ritenere che in realtà Fenaroli avesse sempre a propria disposizione ulteriori copie in bella scrittura, da riprendere e adattare alla bisogna. Oratori ed azioni sacre sono al momento segnalate in particolare al Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella” di Napoli e al Conservatorio di Musica “Giuseppe Verdi” di Milano. L’estrema parcellizzazione delle fonti, ed accadimenti di natura sia storico-politica che religiosa, hanno contribuito non poco alla dispersione dei brani musicali, compromettendone in molti casi non solo la consultazione, ma anche mettendone in forse la stessa esistenza, spesso documentata unicamente da fonti secondarie, come ad esempio nel caso dei cataloghi fenaroliani realizzati nel XIX secolo.

Gli oratori e i drammi sacri di Fedele Fenaroli

La composizione di un oratorio nasce sempre da una precisa richiesta del committente, in genere ecclesiastico, che fissa periodo ed argomento; a cui si legano alti personaggi, della Chiesa oppure civili, che si impegnano a sostenere il derivante onere economico. Il committente, a seguito di un apposito contratto, pattuisce con il musicista innanzi tutto la realizzazione della composizione musicale vera e propria (sia in partitura che in parti staccate per cantanti e strumentisti), operando in sinergia con il librettista, che è quasi sempre personaggio di fiducia del committente stesso, e che a sua volta ha concordato un omologo contratto. Al tempo di Fenaroli, era usuale che il compositore si occupasse sia dell’organizzazione della compagine vocale e musicale (operando anche in base alle risorse professionali disponibili in loco) che di ingaggiare solisti di particolare bravura e celebrità, fermo restando una costante comunicazione con l’ente ecclesiastico. Il patrocinatore si limitava invece alla corresponsione delle somme sostenute dall’ente ecclesiastico, in cambio di formule, encomiastiche e dedicatorie, riportate sul libretto a stampa che veniva appositamente realizzato per l’occasione. La formula del libretto, insieme ad una opportuna e parallela comunicazione cittadina, era la modalità più diffusa per dare risalto all’intervento del personaggio finanziante. Pur seguendo percorsi paralleli, oratorio e dramma liturgico o dramma sacro oppure azione sacra sono due ben distinte formule compositive.

L’oratorio è un genere musicale eseguito in forma di concerto, privo di rappresentazione scenica o di personaggi in costume, a differenza dell’opera lirica. Basato su un soggetto religioso oppure profano, presenta un organico vocale e strumentale alquanto ricco, con solisti e coro, a cui può unirsi talvolta un altro personaggio in funzione di narratore. Come già la cantata, anche l’oratorio ha inizio in genere con una sinfonia d’apertura, a cui seguono recitativi secchi (ossia con il solo basso continuo, in questo caso l’organo) e accompagnati (dalla compagine orchestrale) dei vari solisti, oltre ad arie e brani d’assieme. Il termine “oratorio” stava ad indicare dapprima uno spazio chiuso, destinato a membri di una confraternita oppure di una comunità religiosa, che si riunivano in quello spazio per pregare (“orare”, appunto). Nella seconda metà del Cinquecento San Filippo Neri (1515-1595) ebbe a Roma l’intuizione di trasformare il momento della preghiera in canto, contestualizzando l’esecuzione musicale all’interno di un preciso percorso formato da letture, sermoni e preghiere. Di lì a poco, la Chiesa Nuova di Santa Maria della Vallicella divenne di fatto l’istituzione di riferimento per l’esecuzione romana di queste composizioni. In epoca barocca, ossia dal pieno Seicento in poi, Roma ingaggia i migliori compositori italiani ed esteri del momento, che gareggiano nella creazione ed esecuzione di grandiosi capolavori. Si ricordano tra gli altri i nomi di Alessandro Stradella, Bernardo Pasquini e Alessandro Scarlatti. Il dramma liturgico prevedeva un rituale più complesso dell’oratorio, non risultando sempre privo di elementi anche teatrali (scenografie e costumi). Il dramma era storicamente legato alla formula dei misteri, detti anche sacre rappresentazioni, forma celebrativa tardomedievale, che letteralmente raccontava, in genere in occasione delle festività natalizie e pasquali, delle storie a tema: all’inizio in volgare, ma in seguito anche in lingua latina. Un genere a metà strada tra le forme dell’oratorio e del dramma liturgico risulta essere l’azione sacra, molto in voga non solo nella seconda metà del XVIII secolo non solo nella Città Eterna ma anche in Abruzzo. Presumibilmente, il racconto dell’azione sacra era slegato da temi veterotestamentari, preferendo episodi edificanti contemporanei. È il caso della composizione “Per la Beatificazione del Gran Servo di Dio Fedele di Sigmaringa”, erroneamente attribuita in un primo tempo a Fedele Fenaroli, in realtà del padre, Francesco Antonio (1692-1738). Si tratta certamente di un’azione sacra, visto che ha fini agiografici riferiti a un personaggio contemporaneo, Fedele da Sigmaringen, ossia Mark Roy o Reyd (Sigmaringen, 1577–Prättigau, 1622), missionario cappuccino tedesco attivo nelle zone protestanti dell’Europa centrale, ucciso durante una rivolta antiaustriaca in Svizzera e dichiarato beato nel 1729. L’opera viene commissionata a Chieti ed è datata intorno al 1730, anno della nascita di Fedele. La mancanza in alcuni casi di una oggettiva documentazione musicale e librettistica pone non pochi problemi nel poter distinguere nettamente, almeno nell’opera di Fedele Fenaroli, l’esatta classificazione tra le tre forme musicali.

L’oratorio : L’Arca del Giordano

Rappresentata certamente a Lanciano, ma priva di una esatta collocazione cronologica, “L’Arca del Giordano” fu presumibilmente commissionata dalla Confraternita di Orazione e Morte della città frentana, ancora oggi esistente. La Confraternita, insieme alla comunità di San Giovanni in Venere, fu per secoli l’unica sezione staccata riconosciuta dall’Ordine romano dei Padri Filippini, mantenendo un lungo rapporto di filiazione per lungo tempo che di fatto giunse fino agli anni di vita di Fedele Fenaroli. Il manoscritto, così come il libretto, sono andati perduti. In quanto datata come prima composizione sacra di grandi dimensioni, si è ritenuto che si tratti di un’opera giovanile, come afferma Antonella Cerami1, fissandone la prima esecuzione nella Chiesa frentana di San Francesco.
È indubbio che lo specifico tema veterotestamentario sembra essere inusuale nei secoli XVIII – XIX, tant’è vero che l’unica composizione sacra con questo titolo risulta al momento unicamente quella legata al nome di Fedele Fenaroli.

L’Oratorio: Ester

Ester e la successiva “Abigaille”, in quanto azioni sacre o drammi per musica, condividono un presumibile identico percorso di committenza, essendo state entrambe eseguite all’ordine collegiale di San Pietro a Vasto, «in occasione de’ suffragi, che si porgono per le anime del Purgatorio», rispettivamente il 2 novembre 1759 e il 9 novembre 17602.

Ester. Azione sacra dell’avvocato D. Giuseppe de’ Tiberi della città del Vasto tra gli ArcadiCloneso Licio da cantarsi nella insigne collegiata chiesa di S. Pietro di detta città in occasione de’ suffragi, che si porgono per le anime del purgatorio, nel dì II. novembre del corrente anno dalla venerabile congregazione del Sacro Pio Monte de’ Morti eretta in essa chiesa sotto il titolo del patrocinio di Maria Vergine, la cui solennità nel suddetto giorno per essa congregazione ricorre. Dedicata all’illustrissimo signor D. Ferdinando Dattilo patrizio cosentino, de’ marchesi di S. Caterina, giudice della Gran Corte della Vicaria, uditor generale della Marina, e giudice del supremo tribunale del Grande Almirante.3

L’Oratorio: Abigaille

Anche se ancora una volta la fonte musicale risulta al momento perduta, di questa azione sacra possediamo almeno alcune informazioni, grazie al libretto e alle indicazioni riportate da Sartori4 e da Miscia5. Si dichiara in quegli studi che l’opera venne eseguita in prima assoluta a Lanciano nel 1760, prima del 9 novembre, e replicata nel 1766 a Cava de’ Tirreni (Salerno), nella Chiesa di Santa Maria dell’Olmo. Per entrambe le rappresentazioni possediamo copie dei libretti a stampa originali, realizzati il primo, quello del 1760, a Chieti da Francesco Saverio Cavalli, il secondo, in quanto privo di stampatore e di data, deve far certamente riferimento alla seconda rappresentazione del 1766.

L’Abigaille. Azione sacra di Vincenzo Ravizza di Lanciano da cantarsi nella città del Vasto in occasione de’ suffragi, che si porgono per le anime del purgatorio nel dì IX. novembre del corrente anno dalla venerabile Congregazione del Sacro Pio Monte de’ Morti eretta nella insigne Collegiata Chiesa di S. Pietro sotto il titolo del patrocinio di Maria Vergine.6

La sconfitta degli Assiri

Di questa opera, ritenuta perduta fino a pochi anni fa, è stata recentemente rinvenuta presso l’Archivio Capitolare della Cattedrale di Cracovia (Polonia) una copia manoscritta tardo settecentesca, digitalizzata ed inserita nel catalogo internazionale RISM7. Note invece da tempo diverse fonti librettistiche, che documentano almeno sei repliche tra Roma, Chieti, Lanciano e presumibilmente Napoli, in vita l’autore.

Leggi anche: La Sconfitta degli Assiri di Fedele Fenaroli

Un repertorio inedito

L’opera di Fedele Fenaroli è stata per secoli confinata nel ristretto pur se importante settore didattico, ritenendo il corpus del musicista frentano di bassa qualità e comunque d’occasione. Il pregiudizio si è fortemente radicato nel periodo dei circa due secoli dalla morte, anche a causa della mancanza di una scientifica strategia ricognitiva e documentaria in merito.
La speranza è che proprio la necessità di trovare risposte alle tante lacune relative alla figura e all’opera di Fedele Fenaroli sia di stimolo per nuove e non più rinviabili ricerche in merito.


Fonti e note al testo

Bibliografia

1. ANTONELLA CERAMI, Fedele Fenaroli, “Dizionario Biografico degli Italiani”, volume 46, 1996, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Torino, Treccani, (online).

2. XAVIER DE VILLERS, Fedele Fenaroli et la tradition didactique napolitaine au tournant du XVIIIe au XIXe siecle, Louvaine, UCL, anno accademico 2013-2014, p. 41 e 103. A sua volta De Villers per le due opere cita GIANFRANCO MISCIA, “Fenaroli e le attività musicali a Lanciano e in Abruzzo nel Settecento”, in Fedele Fenaroli, Il didatta e il compositore, Lucca, LIM, 2011, p. 105.

3. Napoli, stampa Vincenzo Mazzola, 1759. I–LANcom, Cappuccini di Lanciano, “Vari Drammi” XXVI, 1.IV.33.

4. CLAUDIO SARTORI (a cura di), I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, 7 voll., Cuneo, Bertola e Locatelli, 1990-1994, vol. 1, A-B, p. 5.

5. GIANFRANCO MISCIA (a cura di), I patrimoni musicali, catalogo bibliografico, L’Aquila, Centro Studi Musicali “Nino Carloni”, 2005, p. 17.

6. Chieti, Nuova Stamperia di Francesco Saverio Cavallo, 1760. I–LANcom, Cappuccini di Lanciano, “Varie Poesie” XII, 1.IV.34.

7. RISM, Catalogo online

Immagini e inserti:

Immagine di testa: Anonimo italiano XVI Secolo, L’Arca dell’Alleanza

Immagini: 1. Gaetano Zompini (1700-1778), Ester sviene alla vista di Assuero

Autori e collaboratori:

Autore: Dott. Massimo Salcito

Revisori: Redazione

Ultimo aggiornamento:

7 Maggio 2023

Ipertetesti utili:

RISM catalogo online



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