Storia ed evoluzione dei Partimenti, dalle origini ad oggi

Fedele Fenaroli, Napoli, Scuola Napoletana

«Un metodo d’insegnamento tutto suo, chiaro e semplice»


Sommario: l termine “partimento” si riferisce a una pratica compositiva e improvvisativa che si diffuse nell’ambito della musica classica durante il periodo barocco e classico. I partimenti erano esercizi musicali utilizzati principalmente nell’insegnamento del contrappunto e della composizione. Questa pratica era particolarmente comune nel XVIII secolo in Italia. Il partimento è spesso associato alla scuola musicale napoletana e al compositore e didatta Fedele Fenaroli. Oggi, lo studio dei partimenti è stato rivalutato e molti musicisti e studiosi si interessano a questa pratica come mezzo per comprendere meglio l’arte dell’improvvisazione, l’armonia e la composizione nell’ambito della musica classica.

Parole Chiave: Partimenti; Storia dei partimenti; Fedele Fenaroli; metodo a stampa; Napoli; Roma

Partimenti di Fedele Fenaroli

Definizioni di “Partimento”

Tracciare la cornice di una definizione esaustiva e allo stesso tempo sintetica del concetto del “partimento” è cosa per niente semplice. Riportiamo qui tre descrizioni, elaborate da moderni studiosi, riconosciuti esperti inmateria.

Rosa Cafiero ci spiega come il partimento sia generalmente:

« … un concetto, un modello, una tipologia di insegnamento, uno stile di apprendimento invalso nei conservatori napoletani a partire dal XVIII secolo»2

Peter van Tour presenta invece una definizione di natura tecnica:

«”Partimento” is understood as a notational device, commonly written on a single staff in the F clef, either figure or unfigured, applied both in playing and in writing activities, and used for developing skills in the art of accompaniment, inprovisation, diminution, and couterpoint. Partimenti were used primarily, though not exclusively, for practical exercise at the keyboard».3

Giorgio Sanguinetti, con un approccio per molti versi parallelo a quello di Robert O. Gjerdingen, sottolinea in maniera soddisfacente il sostrato di definizioni venute a crearsi intorno al termine di partimento che, pur continuando a riferirsi ad un basso fino al XIX secolo, subì trasformazioni nel XVIII secolo:

«… in Italy ideas about music rarely found ther way through the medium of the published treatise. […] Rather, the most stimulating and innovative ideas circulated in short essays, as pamphlets, or as journal articles. […] Although the “official” definition[of partimento] continued to refer to a bass well into the ninenteenth century, at the beginning of the eighteenth a transformation occurred, and partimenti developed inot smoething very different from a thorough bass»4

Queste tre chiavi di lettura ben descrivono ciascuno la complessità di un modello musicale di vario utilizzo e destinazione, con scopi didattici ed esigenze estetiche non semplici da sintetizzare.

I Partimenti prima di Fedele Fenaroli

Per comprendere funzioni e metodologia dei Partimenti di Fenaroli, è necessario a questo punto ripercorrere sinteticamente le tappe cronologiche che hanno condotto alla creazione di questo originale sistema didattico e compositivo.

Le origini romane: Bernardo Pasquini

Per quanto possa sembrare strano, i partimenti, da sempre ritenuti legati alla didattica scolastica e alla meridionale Scuola Napoletana, hanno in realtà origini romane.

Allo stato attuale della ricerca documentaria, il creatore e capostipite di questa originale forma musicale è considerato Bernardo Pasquini (Roma, 1637–1710). Compositore, organista e clavicembalista, Pasquini fu autore di almeno 28 sonate per tastiera scritte unicamente col basso figurato: ossia, la linea del basso dotata di cifratura armonica al posto delle parti realizzate. La fonte principale di queste ed altre opere ‘non realizzate’ è custodita a Londra5, e databile tra il 1703 e il 1708.

Grazie a recenti ricerche6, si è parecchio rivalutato il ruolo di Pasquini nell’affermazione di questa tecnica compositiva, alquanto diffusa nella Roma di fine Seicento. In parte, tale propagazione è stata presumibilmente veicolata anche grazie all’entourage di musicisti e letterati in qualche modo legati all’Accademia dell’Arcadia. Creata dalla regina Maria Cristina di Svezia (1626-1689), all’Accademia faceva riferimento anche Pasquini, certamente non unico musicista7. L’organista e ricercatore Edoardo Bellotti ha approfondito alcune tematiche in merito, ad esempio circa la notazione in forma di basso cifrato non solo di composizioni libere ma anche contrappuntistiche, come le fughe8.

Bernardo Pasquini

Da Roma a Napoli

Per ragioni non ancora ben chiarite, la diffusione ed il successo dei partimenti Roma si conclude con il decesso di Pasquini, con la sola eccezione del suo allievo Tommaso Bernardo Gaffi (1667-1744)9. Altrettanto sconosciuto è il meccanismo, storico e musicale, che ha condotto al trasferimento di tale tecnica da Roma a Napoli.

Partimenti

Pasquini a Napoli

Nonostante evidenti lacune documentarie, la fonte musicale che segue è la prova di come sia stata proprio l’opera di Bernardo Pasquini ad introdurre cronologicamente il particolare genere didattico-musicale nella capitale partenopea: i Partimenti del Sig. D. Bernardo Pasquini, conservati a Napoli10.

Partimenti pasquini

Gennaro Ursino

Nell’ambito della cerchia dei compositori maestri di cappella e tastieristi napoletani dell’epoca, spicca un nome, quello di Gennaro Ursino (Napoli, 1650 – 1715). All’interno di una raccolta manoscritta denominata Lezzioni di contropunto 1677 troviamo uno dei primi partimenti napoletani, di sua creazione11.

Francesco Mancini

Compositore ed organista partenopeo (Napoli, 1672 – 1737), Francesco Mancini fu allievo diretto di Gennaro Ursino. Compose Le Regole o vero Toccate di studio (Napoli, 1695)12, al momento la più fonte più antica ed organica relativa a una vera e propria raccolta di partimenti napoletani, dei quali sia stato tramandato il nome dell’autore.

I Maestri napoletani

Sul finire del XVII secolo, il modello di produzione e consumo di musica a Napoli subì un profondo cambiamento, grazie all’introduzione della formazione musicale nei Conservatori. Ci si era infatti resi conto che la crescente domanda locale di produzioni musicali, sacre e profane, regie e private, necessitava di adeguate e numerose figure professionali. Il fenomeno della diffusione dei partimenti fu quindi strettamente legato all’adeguamento dei modelli didattici, che da metà Seicento furono alla base del successo dei Conservatori stessi, come il Conservatorio di Santa Maria di Loreto. Vanno perciò almeno ricordate le figure dei Maestri napoletani della generazione precedente a quella di Fedele Fenaroli: Alessandro Scarlatti, Francesco Durante e Leonardo Leo.

Alessandro Scarlatti

Del compositore d’origine siciliana Alessandro Scarlatti (1660-1725), attivo a Roma e a Napoli, si è recentemente riscoperta una cospicua fonte di partimenti, parte del trattato didattico Regole per ben sonare il cembalo, ed oggetto delle ricerche congiunte di studiosi e musicisti, quali Benedetto Cipriani13 e Antonio Frigé14. La fonte, custodita presso la Staats-und Universitätsbibliothek Carl von Ossietzky di Amburgo (segnatura M/A 251), pur redatta nel 1754, è una preziosa testimonianza di come la nuova generazione di musicisti napoletani avesse già fatto proprie le tecniche del Pasquini.

Alessandro scarlatti

Francesco Durante

Il compositore Francesco Durante (1684-1755) era stato l’allievo prediletto di Alessandro Scarlatti, tanto da succedergli al Conservatorio di Sant’Onofrio a Porta Capuana. Si è supposto, ma non sono emerse prove documentarie in proposito, che Durante abbia studiato anche a Roma, con Bernardo Pasquini. Grazie anche all’investitura riconosciutagli in seguito da Jean-Jacques Rousseau15, nel XVIII secolo fu considerato il massimo esperto d’armonia, e non a caso fu docente di Fedele Fenaroli. Nelle sue Regole manoscritte16, Durante abbozza in estrema sintesi quello che sarà poi lo schema dei Partimenti fenaroliani. Parte di quegli schemi vengono documentati dalla raccolta, sempre manoscritta, dei Partimenti diminuiti Del Sig.re Francesco Durante.

Partimenti durante

Leonardo Leo

Pur essendo allievo dichiarato del Durante, non si esclude che Fenaroli abbia avuto almeno parziali rapporti didattici anche con Leonardo Leo (1694-1744), allievo a sua volta di Nicola Fago presso il Conservatorio della Pietà dei Turchini. Leo avrebbe forse fornito a Fenaroli elementi utili per la composizione secondo un approccio di natura più contrappuntistica anziché unicamente armonica: di fatto la querelle, spesso citata, tra leisti e durantisti, sarebbe stata forse di natura più estetica che didattica17. Alquanto curiosamente, sarà solo in tarde testimonianze che Fenaroli tornerà ad affrontare il tema del contrappunto18.

Partimenti Leo

La genealogia dei Maestri partimentisti

I personaggi su elencati, per quanto importanti soprattutto in relazione alla figura di Fedele Fenaroli, non esauriscono certo la straordinaria fioritura di una serie pressoché infinita di Maestri Partimentisti. Fenomeno di valenza certamente europea, specie tra il tardo XVIII secolo e gli inizi del XIX, in realtà la tecnica del partimento è presente in buona parte d’Europa.

A Napoli

Nella capitale del Regno Borbonico vanno segnalati almeno i nomi dei principali musicisti della generazione coeva e successive a quella di Fedele Fenaroli, autori di raccolte di partimenti oggi conosciute, ossia, in ordine cronologico: Carlo Cotumacci (1709-1785), Giacomo Tritto (1733-1824), Giovanni Furno (1748-1837), Giovanni Paisiello (1740-1816), Domenico Cimarosa (1749-1801), Saverio Mercadante (1795-1870).

In Italia

Napoli, pur essendo considerata a tutti gli effetti la capitale musicale dei partimenti, non fu certo l’unico centro interessato nella penisola. A Bologna operò Padre Giovan Battista Martini (1706-1784), che ebbe regolari rapporti didattico-epistolari con il giovane Wolfgang Amadeus Mozart. Martini fu anche maestro di Stanislao Mattei (1750-1825), veneziano, docente del giovane Gioacchino Rossini. Il napoletano Nicola Antonio Zingarelli (1752-1837), professionalmente attivo anche a Milano, fu mentore di Giuseppe Verdi. Si segnala infine la famiglia musicale dei Puccini, operanti a Lucca: i partimenti di Domenico (1772-1815) e Michele (1813-1864), furono certamente utilizzati dal giovane e più celebre Giacomo (1858-1924).

L’apparente lontananza da stilemi ed estetica tipiche della Scuola Napoletana non impediva certo alle nuove generazioni di costruirsi anche nel Novecento delle solide basi didattiche, guardando anche a maestri delle precedenti generazioni. È quanto accade a musicisti del calibro di Francesco Paolo Tosti (1846-1916) o di Francesco Cilea (1866-1950), formatisi rispettivamente alle scuole del già citato Saverio Mercadante e di Beniamino Cesi.

In Europa

Il fenomeno dei partimenti è stato recentemente oggetto di ricerche anche nell’ampia disamina della didattica musicale del XVIII e XIX secolo d’Oltralpe, trovandone tracce certamente interessanti, anche se in buona parte ancora frammentarie.

Nella tradizione musicale tedesca tardobarocca, sono allo studio passaggi e tecniche di composizione estemporanea che paiono identiche a quella dei partimenti, presenti in opere di Johann Mattheson (1681-1764) e Johann Sebastian Bach (1685-1750).

In Francia, a cavallo tra fine Settecento e primo Ottocento, compositori come Alexandre Etienne Choron19 (1772-1834) e Luigi Cherubini (1760-1842) dimostrano praticamente nelle proprie opere la vicinanza alla scuola dei partimenti, oltre a diffonderne attivamente i principi.

Inghilterra e Russia presentano storicamente interessanti esempi rapporti didattici tra committente e compositore con la tecnica dei partimenti. Rispettivamente, tra la principessa Anna d’Inghilterra e Georg Friedrich Händel, e tra la granduchessa Maria di Russia e Domenico Paisiello20.

È un fenomeno, quello dei partimenti, che pur con tracce sempre più labili, lascia segni di sopravvivenza fino a tutto il primo Novecento. Ancora il compositore parigino Paul Vidal (1863-1931) utilizza i bassi dei partimenti ad uso didattico.

Assetto e metodologia dei Partimenti

Una descrizione seppure sommaria delle tecniche e della metodologia dei partimenti non è cosa semplice. In questa sede ci limiteremmo a dichiarare, come affermato da Giorgio Sanguinetti, che il partimento è il perfetto campo d’azione per due discipline: la musicologia storica e la teoria della musica.

Il partimento ha nella sua natura intrinseca almeno tre obiettivi diversi: certo, l’esecuzione estemporanea, che è il principale, una fusione tra il più standardizzato basso continuo e le usuali pratiche improvvisative. Ma l’esecuzione di un partimento presuppone anche due settori di competenza: la composizione e l’analisi, sia armonico-tonale, che in generale contrappuntistica e formale.

La riscoperta moderna dei Partimenti

La tradizione italiana ed in particolare napoletana dei partimenti, nella parziale ricostruzione storica di primo Novecento delle scuole mitteleuropee, si ritrovò sfavorita nello scontro con le nuove e differenti tendenze estetico-musicali europee della seconda metà del XVIII secolo . Da una parte, nei paesi di lingua tedesca (Mozart, Haydn e Beethoven) si afferma il Classicismo e a seguire il Neoclassicismo; dall’altra, in Inghilterra, Francia e nella stessa Italia, prendono sempre più piede lo Stile Galante, evoluto poi nel Rococò. Per quanto le classificazioni teoriche a posteriori rilevano evidenti limiti d’ordine pratico, è indubbio che il periodo di passaggio tra quello che viene definito uno stile musicale tardo barocco e quello che può essere classificato invece come pieno Romanticismo comporta non poche difficoltà d’ordine metodologico nonché contenutistico.

Nel 1993 Rosa Cafiero, in occasione della presentazione di uno studio riguardante un manuale didattico di Carlo Cotumacci, ripropose per la prima volta all’attenzione della moderna musicologia il fenomeno dei partimenti21. Le pubblicazioni che seguono ebbero il merito di approfondire in maniera sistematica l’argomento.

Robert O. Gjerdingen, Music in the Galant Style

Docente alla Northwestern University, Robert O. Gjerdingen ha segnato due tappe fondamentali nella storia moderna di riscoperta dei partimenti. Il primo passo è consistito nella creazione di un sito web appositamente dedicato alle fonti dei partimenti, https://partimenti.org/, ancora oggi naturale punto di riferimento per qualsiasi studioso. Il secondo riguarda la pubblicazione di un saggio, nel 2012, di notevole importanza22. Entrambe le operazioni ebbero vasta eco nell’ambiente musicologico, perché dimostrarono scientificamente come la teoria mitteleuropea di una ‘estinzione di massa’ della teoria musicale italiana fosse largamente infondata.

Sintetizzando, alcune affermazioni di Gjerdingen risultarono di particolare importanza. Come nella musica Rinascimentale e Barocca, anche nello Stile Galante esistono patterns compositivi standard, detti schemata, alla base di qualsiasi composizione musicale realizzata in quel periodo. Di conseguenza, il Classicismo risultava essere un consolidamento del precedente Stile Galante e non una sua trasformazione. I precedenti dello Stile Galante si devono alla tradizione musicale italiana ed in particolare alla Scuola Napoletana, in particolare da Durante a Paisiello. E i partimenti sono stati di fatto il modello compositivo standard, il punto d’apice, della Scuola Napoletana.

Le conseguenze di queste ipotesi di lavoro, corroborate da un attento e scientifico database digitale di esempi musicali, furono che veniva definitivamente sancita la crisi di un modello “storico” che vedeva in Mozart, Haydn e Beethoven i capisaldi del Classicismo tradizionale, in opposizione ai musicisti tradizionali italiani del Barocco. I partimenti, in realtà sempre utilizzati in ambito didattico, ma dei quali non si era colta l’essenza ed il ruolo nella composizione, venivano finalmente riscoperti e riappropriati.

Giorgio Sanguinetti, The Art of Partimento

Docente all’Università di Tor Vergata di corsi teorico-pratici sui partimenti, Sanguinetti pubblica nel 2012 la sua principale monografia sull’argomento22. Come già detto, l’assetto storico e metodologico è molto vicino a quello di Gjerdingen. Ed infatti una parte non secondaria dello scritto è dedicata alla ricostruzione della complessa tradizione del partimento, per “scuola”, area geografica e generazione. Sanguinetti è il primo ad affermare che il partimento non è un semplice metodo pratico di basso continuo propedeutico alla composizione, ma un vero e proprio sistema di composizione.

Le conclusioni a cui giunge Sanguinetti non sono volte semplicemente a dimostrare la sopravvivenza dei partimenti durante Classicismo e Stile Galante; ma anche che in buona parte del XIX secolo, ossia in pieno Romanticismo e post Romanticismo, gli stessi vengono ampiamente utilizzati, e rimangono ben conosciuti in ambito didattico dalla cosiddetta ‘vecchia’ scuola di composizione, attiva in Italia fino agli Anni Trenta del Novecento.

Peter van Tour, Counterpoint and Partimento

In seguito al dottorato del PhD all’Università di Uppsala (Svezia) in Teoria Musicale (2015), Peter van Tour presentò una dissertazione dal titolo “Counterpoint and Partimento: Methods of Teaching Composition in Late Eighteenth-Century Naples”, da cui venne tratto la monografia24.

Lo studio riaffermava che i partimenti non venissero usati solo quali esercizi nella pratica tastieristica, ma anche come materiale pratico per la realizzazione di composizioni contrappuntistiche. Ricollegandosi alle differenze stilistiche pure segnalate in ambito musicologico tra leisti e durantisti, van Tour dimostrò in maniera sistematica la differenza di stile tra gli allievi di Leonardo Leo e di Francesco Durante.

La scuola leista prediligeva l’uso del contrappunto attraverso le tecniche cosiddette artificiali, ossia contrappunto inverso, complessità del disegno melodico, scrittura corale, relazioni tra soggetto e controsoggetto. La scuola durantista prediligeva invece un diverso approccio alle linee melodiche ed alle scale esacordali o di basso di partimento.

Grazie a queste conclusioni, van Tour ha realizzato due sistematici database digitali, dedicati rispettivamente ai partimenti (UUPart: The Uppsala Partimento Database) e ai solfeggi (UUSolf: The Uppsala Solfeggio Database), di significativa importanza ed utilità per approfondire un approccio, quello contrappuntistico dei partimenti, fino a quel momento relativamente ignorato.

La nuova generazione: Byros, Demeyere, Devillers, Paraschivescu, Pollaci

La schiera dei studiosi docenti universitari, quali Cafiero, Gjerdingen, Sanguinetti e van Tour, è da tempo implementata da molti nuovi ricercatori, che ho sinteticamente indicato con il titolo di “nuova generazione”. Non si tratta tanto di una classificazione cronologica, quanto piuttosto di una serie di musicisti professionisti, docenti di accademie e conservatori, che per varie ragioni e a diverso titolo si sono imbattuti in aspetti inusuali oppure ancora poco conosciuti nel mondo dei partimenti.

Vasili Byros (Evanston, Illinois, USA), che per il suo articolo sul preludio come partimento in terra tedesca al tempo di Bach del 2015 è stato premiato dall’americana Society for Music Theory25.

Ewald Demeyere (Antwerp, Olanda) ha alternato articoli sul metodo pedagogico di Fenaroli26 ad un apprezzata monografia bachiana sul tema del basso continuo27. Ha inoltre pubblicato la revisione della raccolta del The Parma Manuscript per una specifica collana sui partimenti28.

Il contributo di Xavier Devillers (Louvain, Olanda) sulla tradizione didattica di Fenaroli ha il merito di presentare anche un tentativo di catalogo aggiornato delle opere del compositore frentano29.

La recente monografia di Nicoleta Paraschivescu sui partimenti di Giovanni Paisiello30 è stato preceduta da importanti contributi preparatori.

Marco Pollaci si è infine interessato alla metodologia didattica di Vincenzo Bellini, alla luce della tecnica dei partimenti31.

Il futuro dei partimenti: opportunità storiche, didattiche e comunicazionali

La riscoperta dei partimenti degli ultimi circa vent’anni sta creando interessanti scenari e cambiamenti d’approccio alla ricostruzione di interi periodi storico-musicali. Le conseguenze stanno apparendo in tutta la loro complessità proprio a seguito di quella prima fase di riscoperta.

Si è già accennato a quel profondo cambiamento di valutazione della musicologia ufficiale sull’interpretazione di una ‘estinzione di massa’ della Teoria della Musica italiana tra fine Seicento e primo Ottocento.

Ma anche in ambito didattico si cominciano a registrare interessanti iniziative di recupero della “memoria degli antichi compositori”, come avrebbe detto Fenaroli. Ad esempio, i programmi formativi professionali nei Conservatori di Musica italiani, stanno velocemente recependo un approccio di recupero alla tecnica dei partimenti, nei corsi di musica antica (ad esempio,Tastiere Storiche) come in quelli di composizione.

Le nuove tecnologie digitali, infine, rappresentano un’opportunità di particolare importanza nel campo della ricerca musicologica in generale, e di conseguenza anche per lo studio dei partimenti, come hanno dimostrato i database realizzati da Gjerdingen e van Tour.

Il mondo digitale può offrire strumenti molto utili in campo divulgativo ed artistico, favorendo un approccio cosciente di base all’argomento e stimolando ulteriori approfondimenti. A tal proposito vanno almeno citati i tanti video che non solo studiosi, ma anche musicisti professionisti, realizzano regolarmente sui social networks come Youtube. Partimenti di Fedele Fenaroli, ma anche di Stanislao Mattei, Giovanni Paisiello, Francesco Durante, Francesco Furno e molti altri compositori della Scuola Napoletana si trovano oramai regolarmente sul web. Si tratta di uno scenario davvero impensabile sino a non molti anni fa. A solo titolo d’esempio, vanno citati i video realizzati da alcuni degli studiosi già citati, come Demeyere, e a cui si aggiungono Marco Cazzuffi, Leslie Sanford, Adem Berten Birson, e molti altri. Una citazione meritoria va riservata a Nikhil Hogan, creatore di una originalissima formula a metà strada tra la trasmissione radiofonica e televisiva, The Nikhil Hogan Show, allocata su un apposito canale Youtube, e consistente in un archivio di oramai quasi duecento video di media e lunga durata su aspetti dei partimenti: con interviste, recensioni libri, approfondimenti e molto altro.


Fonti e note al testo

1. FRANCESCO FLORIMO, La scuola musicale di Napoli e i suoi Conservatorii, Napoli, Morano, 1880-1882.

2. ROSA CAFIERO, La didattica del partimento. Studi di storia delle teorie musicali, Lucca, Lim, 2020, p. VII.

3. PETER VAN TOUR, Counterpoint and Partimento. Methods of Teaching Composition in Late Eighteenth-Century Naples. Uppsala, Uppsala Universitet, 2015, p. 19.

4. GIORGIO SANGUINETTI, The Art of Partimento. History, Theory, and Practice. New York, Oxford University Press, 2012, pp. 10-11.

5. Londra, British Library, GB-Lbl MS Add. 31501. Si tratta di tre volumi manoscritti e privi di titolo.

6. Circa l’importanza dei partimenti di Pasquini, cfr. anche ROBERT GJERDINGEN, A source of Pasquini Partimenti in Naples, in ARMANDO CARIDEO (a cura di), Pasquini Symposium 2010, atti del convegno, Smarano, 2010, «Quaderni Trentino Cultura», 2012, pp. 177-194.

7. A titolo d’esempio: il napoletano Alessandro Scarlatti e il romano Arcangelo Corelli, oltre a molti altri.

8. EDOARDO BELLOTTI, Bernardo Pasquini, Docendo discitur, Accademia Internazionale Smarano – Trento, 2009, CD.

9. Allievi di Gaffi furono i toscani Girolamo Chiti (1679-1759) e Andrea Basilj (1705-1777), entrambi autori di partimenti; ed il secondo, autore anche di una Musica Universale Armonico-Pratica (Venezia, 1776) nei cui esercizii si fa ampio uso di partimenti.

10. Napoli, Conservatorio di Musica S. Pietro a Majella, Rari 1.9.14/1.

11. Napoli, Conservatorio di Musica S. Pietro a Majella, I-Nc 34.2.7.

12. Parigi, BNF, Rés 2315.

13. BENEDETTO CIPRIANI, Le «Regole per ben sonare il cembalo» di Alessandro Scarlatti, in FEDERICA NARDACCI – BENEDETTO CIPRIANI (a cura di), Symposium Musicae, Saggi e testimonianze in onore di Giancarlo Rostirolla per il suo 80° genetliaco, «Recercare» – Fondazione Palestrina, Faleria-Palestrina, 2021, pp. 305-334.  

14. ANTONIO FRIGÉ (a cura di), Alessandro Scarlatti: Regole per ben sonare il cembalo (Volume I: Partimenti I-XCVI), Osaka-Roma, Da Vinci Publishing, 2021.

15. «HARMONISTE: Musicien savant dans l’Harmonie. C’est un bon Harmoniste. Durante est les plus grand Harmoniste d’Italie, c’est-a-dire, du Monde». JEAN-JACQUES ROUSSEAU, Dictionnaire de Musique, Paris, Veuve Duchesne, 1768, p. 243.

16. Manoscritti 34.2.4 e Oc.3.40 presso la Biblioteca del Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella” di Napoli.

17. Cfr. ROSA CAFIERO, La didattica del Partimento, cit., p. 4.

18. Studio / del contrappunto / opera inedita / del Signor / Fedele Fenaroli / Maestro nel Conservatorio della Pietà / in Napoli, Roma, Ratti, 1823.

19. ALEXANDRE ETIENNE, CHORON, Principes d’Accompagnement des Écoles d’Italie, Paris, Imbault [1804].

20. Regole / per bene accompagnare il Partimento, o sia il Basso Fondamentale / sopra il Cembalo / del Signor Maestro Giovanni Paisiello / Composte per / Sua Altezza Imperiale / La Granduchessa / Di tutte le Russie, San Pietroburgo, Napechatano v Tipografii Morskogo Shliakhetskogo Kadetskogo Korpusa, 1782.

21. ROSA CAFIERO, La didattica del partimento a Napoli fra Settecento e Ottocento: note sulla fortuna delle ‘Regole’ di Carlo Cotumacci, in CARACI VELA – CAFIERO – ROMAGNOLI (a cura di), Gli affetti convenienti all’idee. Studi sulla musica vocale italiana, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane 1993, pp. 549-579.

22. ROBERT O. GJERDINGEN, Music in the Galant Style, New York, Oxford University Press, 2007. Il volume è stato tradotto in italiano da Giorgio Sanguinetti: La musica nello Stile Galante, Roma, Astrolabio Ubaldini, 2017.

23. Cfr. nota 4.

24. Cfr. nota 3.

25. Prelude on a Partimento: Invention in the Compositional Pedagogy of the German States in the Time of J. S. Bach. Pubblicato in https://mtosmt.org/issues/mto.15.21.3/mto.15.21.3.byros.html

26. On Fedele Fenaroli’s pedagogy: an update, «Eighteenth-Century Music», Cambridge, Cambridge University Press, 2018. Pubblicato su https://www.cambridge.org/core/journals/eighteenth-century-music/article/on-fedele-fenarolis-pedagogy-an-update/9624A245D7BA5FBC4BD85CE980A6B8B1

27. Johann Sebastian Bach’s Art of Fugue. Performance Practice Based on German Eighteenth-Century Theory. Leuven University Press, 2013.

28. The Parma Manuscript. Partimento Realizations of Fedele Fenaroli (1809), edited by Ewald Demeyere. Monuments of Partimento Realizations, n. 4, Wessmans Musikförlag, 2021.

29. Fedele Fenaroli et la tradition didactique napolitaine au tournant du XVIIIe au XIXe siecle, Université catolique de Louvain, a. a. 2013-2014.

30. The Partimenti of Giovanni Paisiello: Pedagogy and Practice, University of Rochester Press, Eastman Studies in Music, 184, 2022.

31. The Vincenzo Bellini’s Corso di Contrappunto Manuscript: An Investigation of a New Source of Partimento and Counterpoint Pedagogy in Early Nineteenth-Century Italy. The Figured Bass Accompaniment in Europe, Lucca, Centro Studi Opera Omnia Luigi Boccherini, 2021.

Bibliografia consigliata

  1. PETER WILLIAMS, revised by ROSA CAFIERO, Partimento (It.: ‘division’), Grove’s Dictionary of Music and Musicians, versione online,https://doi.org/10.1093/gmo/9781561592630.article.20981, 20 Gennaio 2001.
  2. https://it.wikipedia.org/wiki/Partimento
  3. https://en.wikipedia.org/wiki/Partimento

Immagini e inserti:

Immagine di testa: Pescatori nella baia di Napoli di Josef Rebell (1820). (ESEMPIO)

Immagini:

1. Partimenti, ossia basso numerato del celebre maestro Fedele Fenaroli, Marzo 1853, Virginia Tanari

2.Andrea Pozzo (1642-1709), ritratto di Bernardo Pasquini

3. Bernardo Gaffi, Regole per sonare su la parte, s. d.

3. Partimenti di Bernardo Pasquini

4. Anonimo, ritratto di Alessandro Scarlatti

5. Francesco Durante, partimento

6. Leonardo Leo, partimento

Autore: Massimo Salcito

Revisori: Matteo di Cintio; Gianfranco Miscia.

Ultimo aggiornamento:

1 Gennaio 2022 (ESEMPIO)



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